La mia esperienza allo SVE

Ciao a tutti,

Mi chiamo Zoe, ho 19 anni e vengo dal Sud die Germania. Più precisamente sono di Karlsruhe, una citta vicino alla Francia, dove hanno inventato la bicicletta. Adesso sono a Milano da quasi sei mesi, dove faccio uno SVE con disabili al CDD Mantegazza e allo SFA di Villapizzione. SVE è l’abbreviatura per Servizio Volontario Europeo, che fa parte del programma di Erasmus della Unione Europea, a Milano i referenti del Servizio è la Caritas Ambrosiana. Lo SVE è una proposta di lavoro sociale per dare ai ragazzi tra 18 a 30 anni la possibilità di scoprire un’altra cultura e fare nuove esperienze. La parola CCD significa “Centro Diurno Disabili” ed è un posto, dove persone con una disabilità mentale e fisica, passano la giornata svolgendo diverse attività ludico e educative, nel pomeriggio rientrano proprio domicilio. 

A dire la verità, il lavoro con disabili era completamente nuovo per me, perché l’anno scorso ho finito il liceo in Germania con la maturità. Dopo dodici anni di studio teoretico volevo fare qualcosa di pratico, utile agli altri e a me stessa. Conclusa la maturità non avevo le idee ben chiare su ciò che avrei fatto con la mia vita. Per tale ragione ho scelto di aderire al programma dello SVE, che mi avrebbe permesso di fare tantissime esperienze prima di andare all’università. Per esempio; vivere in un’altra cultura, imparare una lingua nuova, abitare senza genitori e incontrare persone di vari paesi. 
A Milano ho incontrato circa venti volontari, che hanno scelto di fare la mia stessa esperienza, che vengono da paesi diversi, inseriti anch’essi in strutture che operano nel sociale.

Quando sono arrivata a Milano, ho condiviso l’appartamento in Bicocca con due ragazze tedesche. All’inizio è stato difficile adattarci alle nuove abitudine, ma successivamente, insieme abbiamo imparato a gestire una casa, fare la spesa e a cucinare, siamo riuscite a creare un ambiente familiare perché tutte tre eravamo lontane da casa nostra ed capivamo i nostri stati d’animo. Ci organizzavamo per visitare la città o per andare a vedere altre città italiane. Poche settimane fa una ragazza che condividerà l’appartamento con me, ha deciso di interrompere l’esperienza per problemi personali. I referenti della Caritas Ambrosiana hanno cercato di comprendere e supportare la ragazza per proporle di continuare l’esperienza, ma senza però raggiungere obiettivo. Anche noi da parte nostra abbiamo cercato di supportala, ma sua scelta è stata irremovibile.
Nel mio tempo libero faccio Atletica, le mie discipline preferite sono; i 400 metri e distanze lunghe. Il weekend mi piace girare la città, fare lo shopping, andare al museo o fare solo un giro scattare le foto e scoprire nuovi angoli di Milano.  
Al CDD ogni giorno faccio attività differenti e succedono sempre cose divertenti con gli utenti e con i colleghi. Il lunedì facciamo lavori manuali, come infilare le perle per una collana o le uova di pasqua per decorazioni. Martedì e il giorno del trucco, dello smalto e delle maschere per la faccia. Mercoledì cuciniamo insieme e facciamo le torte salate e dolci. Giovedì sono nello SFA (“Servizio Formazione Autonomia”), un servizio per ragazzi disabili che non riescono organizzarsi in autonomia, perciò hanno bisogno del supporto degli operatori per gestire le attività di vita quotidiana per esempio; prendere i mezzi, conoscere il valore del soldi, fare la spesa, cucinare e prepararsi per il mondo lavorativo. Fiaba è l’attività del venerdì, uno spazio per creare con i ragazzi una storia inventata e di fantasia e terminandola con disegni ed immagini per rappresentarla. 


Quest’esperienza di lavoro mi è veramente piaciuta e mi ha arricchito dal punto di vista umano e professionale. Gli utenti sono persone molto carine, anche se con molte difficoltà; nella comunicazione, nella mobilità, nella deambulazione, gravi ritardi mentali e cognitivi… 
Per me la sfida all’inizio dell’esperienza era oltre che inserirmi in un mondo lavorativo è stato anche quello di comprendere i ragazzi con cui devo passare la giornata. Come detto prima molti ragazzi non riescono ad utilizzare la voce per parlare, ma sono muniti strumenti comunicativi alternativi per esprimersi. Utilizzano il blis, che è un quaderno con le immagini, che rappresentano alcuni situazioni di vita quotidiana, immagini di persone che conosce, oggetti e una tavoletta alfanumerica, che è un foglio trasparente, in cui sono riportate le lettere e i numeri. Oltre gli strumenti indicati i ragazzi utilizzano la comunicazione non verbale per esprimere i propri sentimenti come fare le smorfie, tenere la mano, gli sguardi, i bronci e le lacrime…Modalità di comunicare che ho imparato a conoscere che mi sono piaciuti molto.

In questo lavoro è molto importante essere rispettosi, pazienti e sensibili, perché è normale trovarsi di fronte alle difficoltà anche per azioni banali; per esempio afferrare un bicchiere, azioni scontate per le persone senza disabilità. Nonostante la mia prima volta in questo ambito mi sono trovata molto bene, non ho avuto problemi nel confrontarmi con le persone, anzi durante questi mesi ho imparato un po’ di più e sono sicura che quest’esperienza mi servirà e mi aiuterà in futuro.  

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